giovedì 15 novembre 2012

Il cerchio si chiude. O si apre.

Eccomi qui. A battere dita e pensieri sulla tastiera del mio laptop. Oggi e' l'ultimo giorno di Sydney, ultimo giorno di Australia, ultimo giorno di questa mia avventura qua sotto. Le sensazioni sono strane e sfumate. Un anno, pero', se poi ci pensi bene non e' nemmeno troppo tempo, tant'e' che passa relativamente in fretta, ma le abitudini che ti sei dato, i contesti che hai osservato ed hai vissuto, quelli restano in mente, restano dentro.
Mi piace pensare di aver imparato molte piu' cose di me stesso in un anno vissuto cosi' all'avventura, vedendo cosa succede giorno per giorno, a dispetto ad esempio di aver iniziato/proseguito la mia esperienza professionale.
Pianificando si, ma senza essere rigido. Facendo scelte si, ma che non avrebbero compromesso carriere o amicizie.
Da questo modo di vivere, discutibile per l'amor del cielo, ho afferrato e appreso una cosa fondamentale: adattarmi. Non solo.
Ho imparato a prendere la vita piu' serenamente, focalizzandomi sugli aspetti che piu' mi incuriosiscono e che piu' ritengo utili e importanti, per me. Ho migliorato la confidenza in me stesso anche grazie ai numerosi feedback positivi che ho ricevuto da altre persone, percependo il mio valore, come essere umano intendo. Ho capito che non c'e' solo una strada dritta e tracciata senza vie di fuga per raggiungere un obiettivo, ma ci sono sentieri meno selciati e meno illuminati in cui ti puoi perdere, ma che ti portano comunque ad una bella destinazione. E che l'obiettivo e' magari perdersi in questi sentieri. Ho realizzato quanto sia deliziosa la fiducia, sempre ripagata e la condivisione. Ho parlato con gente di varie etnie, cercando di eliminare pregiudizi e paure, quindi a confrontarmi. Ho imparato a dormire in ostelli in camerate da dieci, dodici persone, dove potevi lasciare passaporto, cellulare, computer, sul letto alla vista di tutti, lasciare la stanza e tornare dopo cinque ore e ritrovare tutto intatto. Ho appreso a lamentarmi meno possibile, a campeggiare in tenda con due gradi centigradi e pioggia, apprezzando la vita nella sua normalita', diversita' e quotidianita' anche se non sei un Premier di una nazione, un cantante o un atleta di successo. E chissa' quante altre cose ho imparato, che non mi vengono in mente.
E' incredibile il numero di persone che vive un' espererienza di questo tipo, e ancora piu' assurdo come puo' risultare totalmente differente il solito viaggio nell'altro lato del mondo da una persona all'altra. A me e' piaciuta scriverla, a modo mio.
Sono arrivato "sotto un cielo diverso", un cielo che mi e' servito per arrivare a capire e dire quel che ho scritto sopra, un cielo che mi ha aiutato a leggere in tanti modi dentro altrettante persone piu' o meno frequentate, ma che alla fine non e' poi tanto "diverso". Quello che cambia sei te, la tua attitudine e la tua interpretazione. Te stesso, l'unica cosa che hai a disposizione per intrufolarti e capire sempre piu', la cosa piu' stupenda che c'e': il mondo e i suoi abitanti. Vorrei chiudere anche se non e' farina del mio sacco, con uno spaccato del libro che sto stranamente leggendo, ma che calza perfettamente a pennello.

"Questo mondo e' una meraviglia. Non c'e' niente da fare e' una meraviglia. E se riesci a sentirti parte di questa meraviglia - ma non tu, con i tuoi occhi e i tuoi due piedi: se Tu, questa essenza di te, sente d'essere parte di questa meraviglia- ma che vuoi di piu', che vuoi di piu'? Una macchina nuova?" 

T.Terzani, La fine e' il mio inizio.

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