martedì 31 gennaio 2012

Made in Australia

26 Gennaio 2012. E' Australia Day. Festa nazionale. E' lo sbarco dei colonizzatori in questa terra. Si celebra oggi il sopruso degli indigeni, che ovviamente non si azzardano minimamente a stamparsi l'Union Jack nel volto. Ma, tuttavia, io sono ospite in questa nazione e grazie al mio day off, scendo in strada a vedere cosa han preparato per quest'evento.
In compagnia inizialmente brasiliana, che si amplierà poi in un ammasso di nazioni di cui non voglio nemmeno ricordare, ci dirigiamo verso il Darling Harbour. Lì è organizzato lo spettacolo pirotecnico, e lì in quel tratto di baia, la gente pullula e si ammassa come polli che beccano il cibo da terra. E' organizzata anche una gara tra ferry, nella baia ed a The Rocks, vicino l'Opera House, alcune band suonano dal vivo. Ma per questioni di tempo, le lasciamo vedere agli altri.
E' strano questo nazionalismo, proclamato e incitato dai media, ma allo stesso tempo "festeggiato" e osservato con noncuranza da molti cittadini residenti. A me ha fatto quest'effetto, anche perchè delle molte persone presenti, in gran parte erano turisti e curiosi, come me.
Al tutto aggiungi, che tendenzialmente l'Australiano medio, approfitta di questi giorni "rossi" sul calendario per farsi il barbecue sulla spiaggia, e chi se ne frega.
Un Gennaio ricco di eventi. Si celebra in questo periodo, anche il primo slam stagionale di tennis a livello mondiale. L'Australian Open. Che ho seguito quest'anno come non mai. Ci voleva poco è. 
Quando Becò, mio amicissimissimo d'infanzia e di vita vedrà che gli ho citato il tennis in questo post, rimarrà estasiato!
Insomma Australia Caput Mundi. Prima era Roma, ora l'asse terrestre sembra essersi spostato. Anzi no. Dimenticavo che qui seguono e giocano a cricket. In questo caso, l'asse terrestre scappa a gambe levate.

No sense post

Non mi hanno rapito gli aborigeni, messo in una gabbia e buttato via la chiave.
E' vero ho tralasciato un po' questo spazio, ma perchè ho veramente poco tempo, e se devo scriverci qualcosa di approssimativo e di poco gusto, lascio stare. Ma probabilmente adesso lo farò, perchè mi va.
Il tempo vola, tant'è che mi sembra di essere appena arrivato mentre in realtà sto vivendo sotto l'equatore da quasi due mesi. Vola in tutto. In quello che fai, in quello che vivi e come vivi.
Sydney è strana: c'è il giorno che ammaliato da quello che ti gira intorno, provi ad escogitare il modo di rimanere qui più a lungo che puoi, e c'è la giornata che stanco di far le corse per tutto, per pagare affitti e mantenimento, non vedi l'ora di partire per l'outback, il cuore australiano, dove a nessuno interessa se paghi l'abbonamento del bus. Forse sarò strano io, ma a me fa quest'effetto.
A questo aggiungi che gli schemi cambiano puntualmente, e più cambiano a seconda di quante persone riesci a conoscere e frequentare.
In questa roulette, mi sono accorto che cambiano spesso e puntualmente i compagni di viaggio. Cosi com'è facile conoscere nuove persone, è altrettanto facile perderle di vista.
In bocca al lupo, al mio primo roomate Riccardo, partito una settimana fa per Griffith, a guidare trattori; in bocca al lupo a David, simpaticissimo cinese che ho conosciuto al lavoro e che da un giorno all'altro non ho più visto, poichè ne ha accettato un altro a Newcastle inerente ai sui studi di ingegneria e benvenuto al gruppo di italiani di Rapallo, ai "criminali" spagnoli che vengono in classe con me ed ai numerosi festaioli brasiliani che pian piano sto conoscendo (che terra il Sud America, dovrò pianificare al più presto un tour anche lì!).
Per il resto, dopo un mese di ritmi serrati e save money nello strepitoso, e lo dico veramente, Danny's Restaurant in La Perouse, prevedo un periodo più per me stesso, con alcune novità che spero presto di poter raccontare, ma solo quando si saranno realizzate.

See ya!!

mercoledì 18 gennaio 2012

Omaggio ai piedi. Ed ai Bottle Shop.

Se alle ore 5.15 di Lunedì mattina 16 Gennaio, la tua sveglia suona per farti smettere di dormire, perchè tu, proprio tu, l'avevi attivata per ritrovarti insieme ad altri amici a vedere "il derby della madonnina", per i meno addetti ai lavori, Milan-Inter, in programma in Italia alle 20.45 della Domenica precedente, vuol dire che c'è qualcosa che non torna. In me.
Considerando che di entrambe le squadre, non mi interessa un fico secco, e che se fossi stato a casa, non avrei nemmeno avuto la forza di accendere il computer per vederle in streaming, tolgo sonno al mio corpo, accetto l'invito e mi incammino verso la destinazione. Un pezzo di bus e una bella camminata, dividono me e lo Sport Star, un pub inserito all'interno dello scintillante casinò, unico ed anche per questo un po' snob, nel New South Wales.
Non starò certo a raccontare la partita, anche se ha vinto l'Inter, per la gioia del compagno Vitto.
Da quando sono arrivato nell'altro emisfero, sto prendendo gusto a camminare. Ogni posto è buono, lungo la costa, per arrivare a casa, in spiaggia, la sera dopo cena. Ma la mattina, all'alba è tutta un'altra storia. Sydney, da grande metropoli è sveglia 24 ore su 24. Ma ci sono dei momenti che pisola, è sveglia ma non è vigile.
L'alba e quella mezz'ora successiva è un momento d'oro per godersela. Peccato che sia un po' troppo presto per i miei ritmi. Lungo il Pyrmont Bridge, l'unico ponte elettrico girevole del globo (?), in mezzo alla baia del Darling Harbour, scorgo uomini che si allenano in canoa, scivolando lenti, senza far rumore ed altri che iniziano il nuovo giorno muovendosi sulle ruote di uno skateboard.
Camminare, ti permette di addentrarti, interagire e forse capire maggiormente tutto ciò che ti circonda. Anche perché in effetti solo camminando potrei aver incontrato persone di un certo calibro, ne cito solo una che vale per tutte: Christine, signora di Brisbane che è stata per una mezz'ora a spiegarmi che il Centennial Park è contaminato dal Roundup della Monsanto e che dopo avermi fatto veder paginate di roba scaricata da internet, si è sciolta in una marea di complimenti, solo perchè il suo primo amore è stato italiano. O forse più probabilmente perché son stato l'unico che l'ha considerata.
Camminando ti rendi conto anche della presenza di singolari negozi, particolari cafè con sezione libri annessa, creando quest'aria giusta da finto intellettuale, ma quelo che mi ha colpito di più è la presenza, massiccia, di bottle shop.
Cos'è un Bottle Shop o Liquor Store ? Semplicemente, un negozio dove è possibile vendere ed acquistare qualsiasi bevanda alcolica. Nei supermercati è infatti impossibile trovarle. Potrai passare attraverso 3 o 4 file continue di biscotti, caramelle gommose e cioccolatini, ma non vedrai mai, nemmeno per sbaglio una birra. Nemmeno una tipo di quelle che pubblicizzava Fisichella per la guida sicura. Povero Fisichella. 
Penso che l'alcool, in Australia, sia una piaga sociale e che la politica dei costi alti e della vendita separata al dettaglio, non migliori la situazione. I miei occhi hanno visto più di una volta spendere sopra i 200 $ da perfetti sconosciuti. Ad ogni modo, qualsiasi volta, sia per festeggiare un compleanno, sia per una cena, sia per un barbecue insomma per un qualsiasi evento in compagnia, questo è il posto dove andare. E' una sorta di passaggio forzato. Si entra, si compra e si va via. Camminando nuovamente. 
Perché, Sydney è favolosa, ma i miei piedi li voglio portare a giro per larga parte del continente, e mi sto già abituando ad utilizzarli più spesso che posso.

lunedì 9 gennaio 2012

Un mese in su e giù

Qui dicono che fino ai primi due mesi, ti puoi considerare sempre appena arrivato. Ieri, ho compiuto un mese pieno di Sydney, tra alti e bassi, inevitabilmente.
E' eccezionale, partire da solo e atterrare a sedicimila e oltre chilometri di distanza, ma porta qualche effetto collaterale.
Capisci di non essere qui in vacanza, quando pian piano molte cose che avevi pianificato, diventano reali. Tutte anche le più banali.
Non vedevo l'ora di scontrarmi con le prime difficoltà e le prime preoccupazioni: il dover badare a se stessi ancor di più di quello che fai in una situazione familiare. Forse è anche quello che ricerco. Perchè non è che abito su uno yacht di lusso e non c'è nessuna top model in intimo rosso che al mattino mi serve un'abbondante colazione a letto e su un vassoio platinato in oro. Purtroppo.
Routine. Da una settimana a questa parte, da quando ho trovato lavoro, mi ritrovo spesso a fare le solite cose ad i soliti ritmi. Sembra un patto con il diavolo: ti permetto di lavorare, di guadagnare ma ti rubo il tuo tempo. Ed è solo una settimana.
Ok, forse stò esagerando, ma finchè mi si ruba il tempo a Ponte a Egola, paese dove vivo, ci posso anche passare sopra. Ma se mi rubi il tempo a Sydney, dove tutti i santi giorni, a tutte le ore c'hai qualcosa da fare o da vedere, allora storgo un po' il naso.
Anzi lo storgo tutto.
Come ieri sera che causa lavoro, ho padellato l'inizio del Sydney Festival 2012, in Hyde Park. Troppe cose da vedere a Gennaio, seriamente. Qua è estate e ogni pretesto è buono per fare un evento, da quelli cittadini a quelli tra amici.
Un qualsiasi rilassato australiano, mi direbbe "take your time, man", e forse avrebbe anche ragione. Devo imparare a vivermi il viaggio anche in questi momenti, anche mentre al ristorante condisco con pezzetti di pollo e ananas, la Pizza Chicken Hawaiian (che ci vuoi fare, gli Ozzy hanno questi gusti), anche mentre di venerdì notte, in abito da lavoro, aspetto il bus parlando con Kuo, thailandese cinquantenne, che mi spiega i motivi perchè ama la cucina italiana, oppure un sabato sera, che torno a casa senza godermi la pazza notte di Sydney e uccido una blatta che mi stava entrando sotto al letto. In Italia, era tanto quando ammazzavo una zanzara.
Forse sono anche queste, le cose che ti restano dentro e fanno parte dell'essenza del viaggio. Ok, signorotto australiano, proverò a prendermi il mio tempo e godermi anche quelle cose meno piacevoli. In fin dei conti son qui anche per questo.

giovedì 5 gennaio 2012

Lavoro "sicuro"

Avere un lavoro, in questa città, è indispensabile. Mettetevelo in testa, perchè quando per un gelato con due palline ti chiedono 6.5 $, ti fai delle domande serie. E non riguardano se comprarlo o meno il gelato. Per quello, non ti sfiora nemmeno l'idea. Le domande in questione sono ad esempio, in quale bussolo dell'immondizia cercherò da mangiare per cena? Scherzi a parte, ma non si va troppo lontano.
Dal mio arrivo ho passato la fase ostello, la fase ricerca casa, la fase inizio il corso di inglese e giunti alla fase ricerca lavoro, pensavo fosse tutto abbastanza in discesa. Pensavo. Costruito il mio Cv, ad hoc, per tutto il settore della ristorazione, inizio come un robot a rispondere ad annunci e mandare resume sia su internet, sia di persona. Risultato: buco nell'acqua che più buco non si può.
Solo una settimana fa, realizzo un colpo di genio, si fa per dire. Inserisco gratuitamente un annuncio, all'interno di uno specifico sito, dove bramo la mia voglia di un lavoro. Bang!
Nel giro di due giorni, 5 tra mail e sms! La più curiosa e ovviamente declinata all'istante era quella di essere pagato bene e cash in hand, per fare massaggi. Guarda un voglio aggiunge altro. Ma di queste, due proposte sono più accettabili.
La prima è una richiesta per pizzaiolo, o almeno qualcuno che lo aiuti e lo sostituisca nei suoi day off. Io con mia grande esperienza, grazie ad anni di Speedy Pizza surgelata, ci provo.
Location: La Perouse. 40 minuti e doppio bus per raggiungere il posto. Bel quartiere con ristorante separato dall'oceano della Botany Bay solo da una strada e qualche metro di verde pubblico, una consuetudine. Il suburb è popolato da principalmente da libanesi, gente un po' difficile. Me lo spiega il pizzaiolo. Enzo, romano, qui da un anno con moglie e figlia al seguito. Il proprietario è originario di Malta, mentre suo figlio Ryan, nato in Australia, è un ciucco spaccato ma si da il caso che sia anche il mio capo.
Durante la prova non faccio niente di speciale, se non tentare di impastare la pizza in maniera approssimativa ed annuire a molte delle domande in australiano stretto, roba incomprensibile all'orecchio umano, ma alla fine mi vengono segnate le ore e sono confermato per il primo gennaio a mezzogiorno. La paga è la minima: 15 $ per ora. Io accetto, poi si vedrà.
Oltre ad aiutare il pizzaiolo, pulisco i tavoli e faccio spola tra questi e il retro portando cibo e bevande dalla cella frigo alla cucina, se c'è bisogno. L'importante era evitare mansioni come il lavapiatti. Qui lo fa un ragazzo cinese di nome Mike. Povero. L'igene è ai minimi termini, non tanto per la sezione pizza, tanto per quella fish & chips. Roba da mettersi le mani nei capelli, considerati anche i prezzi a cui vendono i piatti. In Italia un locale come questo verrebbe chiuso per direttissima.
Il personale, è devastante: alle friggitrici sono sempre in 4-5 cinesi di cui non conosco i nomi e George, libanese, scorbutico, bassino e mezzo ricurvo. Anche alle casse c'è del personale asiatico. Ma i veri personaggi vengono fuori pian piano, come Mohammad, provenienza Middle East, che secondo me nemmeno lui sa dov'è. Statura media e palestrato, pensavo non scucisse una parola in inglese a sentirlo parlare. In realtà, balbetta, e per me comprenderlo è pressochè impossibile. Lo senti che ogni tanto ride, alle sue stesse battute, ieri mi voleva far chiamare la sua fidanzata thailandese al telefono per dirgli che non tornava a casa! Mah, ve l'ho detto che non sono normali.
Non è sano nemmeno Ryan, il figlio del propietario. Pensa che poco prima della chiusura del primo gennaio ha rischiato di travolgere una bambina con un tavolino, scatenando l'ira del padre della figlia. Ryan, forse stressato, o più semplicemente rincoglionito di suo, non ci pensa due volte ed inizia a spintonarlo. I due si azzuffano dentro il ristorante, mentre la moglie è in trance ed inizia ad offendere con una serie di fucking. Arriva perfino la polizia, chiamata da non so chi. Questo, è colui da cui dipendo. L'unico che si salva è Chad, australiano, alto, magro, capelli lunghi e barba incolta, con su sempre degli occhiali alla John Lennon. Lui è l'uomo delle consegne.
Il mio turno finisce generalmente verso le dieci la sera e mentre aspetto il bus mi godo, si fa per dire, orde di libanesi con macchine truccate, musica a tutto volume e gomiti fuori dai finestrini, nemmeno fossimo ad un autoraduno clandestino. Salgo sul bus che mi riporta verso la civiltà e la giornata è andata. Probabilmente, lavorerò qui solo per poco, anche perchè come dicevo ho un'altra proposta, più allettente dove se tutto va per il verso giusto, inizierò il 16 Gennaio.
Posizione: cameriere in un ristorante a Paddington, vicino casa mia, paga quasi uguale, ma a cui devo aggiungere le mancie. Non conosco ancora molti dettagli, ma verrà il tempo per raccontarli, sempre che Ryan, in preda ad un raptus di follia, non mi tagli la gola prima, dandomi in pasto a qualche cannibale libanese. Ma tranquilli, I'll take care.

martedì 3 gennaio 2012

New Year Eve 2011/2012 al caldo

Ventisette gradi centigradi, sole. Finalmente il bel tempo regge da quattro cinque giorni. Benvenuti al mio ultimo dell'anno 2011. Sarà il tempo, sarà la gente sdraiata sui prati, sarà tutto l'insieme, ma qui il clima di Natale e la vigilia per l'anno successivo, nemmeno la sento. Evento della serata: fireworks. Questo è visto come un culto religioso e la meticolosità di preparazione della giornata è allarmante.
I parchi più prossimi alla baia, dove la visuale è migliore si riempiono dalle undici del mattino e traboccherano di gente fino a quando tutti i razzi saranno sparati. Al Royal Botanical Garden, vengono chiusi pure i cancelli. Da una certa ora in poi, chi è dentro resta dentro, chi è fuori, pure. E' impensabile, farsi il pic-nic, aspettare circa dieci ore distesi su un asciugamano, quando va bene, per vedere 15 minuti di fuochi. Ma qui è la regola. Ed io, puntualmente mi ci faccio trascinare.
Arriviamo a Balmain East, circa alle 17, in compagnia di Riccardo, mio roommate e i suoi amici di farm inglesi e tedeschi in maggior parte. C'è anche lo spazio per una giovane coppia messico-coreana. Sono in Australia per lavorare nelle fattorie, nell'outback, lo hanno deciso a Maggio scorso e sono partiti alla volta di questo continente subito dopo il loro matrimonio. Roba, che finchè non vedi non credi.
Inutile dire che la serata, scivola via tra birre e altro e le ore di attesa, sono attenuate dalla compagnia. Ogni ora, dalle 21 in poi, qualcosa viene fatto esplodere nell'etere, insieme ai fischi e alle urla della gente presente. Ma è per mezzanotte che tutti gli occhi sono rivolti in aria. Insieme a me, gli stimati due milioni di sydneysiders, hanno gli occhi puntati sullo spettacolo pirotecnico che rende l'Harbour Bridge, più scintillante di una stella.
Canti, baci e abbracci ed è già il momento di tornare in città per proseguire la notte. In bus, che "sbuzza" di gente, trovo anche posto accanto ad un australiano che tifa Genoa, penso sia l'unico. Giuro che lo potevo trovar solo io. Abbandono il mio Capodanno estivo verso le 4.30, per dormire almeno 2 o 3 ore, visto che con il mio classico tempismo, ho trovato lavoro e il mattino seguente è il mio secondo giorno, ma questa è un'altra storia.
E' un inizio duemiladodici strano, diverso. Lontano dai tuoi più cari amici, che in queste occasioni ti mancano inevitabilmente. In mezzo a compagni di viaggio, più o meno simpatici, più o meno "compagni", ma è festa sempre e comunque anche a tutti questi chilometri di distanza. Me ne accorgo anche quando alla fermata del bus la mattina successiva, con lo sguardo da pesce lesso e la faccia grinzosa come un letto sfatto, dall'altro lato della strada, stanno ancora ballando e festeggiando. Ore 10, circa. Buon per loro.
Io non so ancora che inizierò il mio anno con un Fucking Busy Day, al ristorante, che mi spappolerà. Ma in fin dei conti, sono a Sydney, e domani è un altro giorno. Buon anno gente!!