lunedì 20 febbraio 2012

Cosa succede in città

E' inutile che dica nuovamente come mi stia trovando bene in questa città, ma di Sydney proprio non sopporto, ma proprio per nulla, le distanze. A volte insormontabili, se ti muovi con i mezzi pubblici. Un'ora passa in fretta. Passa in uno schiocco di dita quando sei fuori e magari hai da fare anche delle semplici commissioni giornaliere come la spesa al supermercato. Mentre un giorno intero, si brucia all'istante, se decidi dopo la scuola mattutina e il pranzo, di prendere il tuo telo e buttarti in una delle spiaggie (tempo permettendo, quindi quasi mai). Il viaggio per arrivare, quello per tornare, che quando stendi l'asciugamano, devi rimetterlo nello zaino!
Certo, detta così sembra una maratona, ma per chi mi conosce o comunque conosce i ritmi australiani, il tutto è fatto con estremo relax, ma il tempo stringe, sempre e comunque. Ovvero, non pensate che abitando comunque in centro, possa tranquillamente permettermi di passare di casa mia a piacimento e tutte le volte che voglio. Anzi, quando arrivo a casa, per me l'arbitro ha fischiato 3 volte e non ci sono storie. Solo ottimi pretesti mi fanno smuovere. Il solo pensiero di rippupparmi piedi +treno+piedi per arrivare al Darling Harbour oppure piedi+treno+bus per Bondi o per qualsiasi altra direzione, mi stanca. Questo è un neo di questa metropoli. Veramente troppo estesa. Forse sarò io troppo pigro, ma a me fa quest'effetto!
Unico neo certo. Non si può parlare poi troppo male di una Sydney che ti offre feste improvvisate dove ti ritrovi a ballare su rocce e sabbia di una spiaggia semi sconosciuta, Milk bay a Vaucluse, al crepuscolo con in fronte seppur in lontananza l'Opera House e l'Harbour Bridge. Ed è solo quello che ho vissuto io. Il bello è che qui ogni persona cresce con un'esperienza di viaggio/vita differente e interessante allo stesso tempo. Ma questa è un'altra storia, in cui spero di aver tempo di addentrarmi in un post più preciso e specifico.
Una città che nello stesso giorno, ieri Domenica 19 Febbraio, ospita la finale degli Australian Open of Surfing a Manly e la sera stessa il TropFest, festival dedicato a short movies, essenzialmente cortometraggi, all'interno del parco del Domain, location capace di stipare sessantamila persone. Sfortunatamente non sono riuscito a partecipare a quest'ultimo evento causa pioggia a catinelle dalle 20 fino alle 22. Ma a sentire quel che mi han detto le due nuove coinquiline tornate a casa fradice come se avessero fatto a gavettoni fino a cinque minuti prima, mi son perso un bello spettacolo.
Giusto! Nuova casa, nuovi coinquilini. Siamo in 8: 2 spagnoli, 4 australiani/e, io e un indiano invisibile, nel senso che non l'ho mai visto in sette giorni. Mi ritengo fortunato anche qui, poichè non è da tutti abitare insieme a ragazzi del posto. Molte volte ti ritrovi a condividere case con altri studenti o italiani, e quindi ti ritrovi a parlare una lingua che già conosci, mentre nel mio caso spero di migliorare ancora di più le conoscenze del mio inglese che al momento è equiparato alla versione evoluta di quello maccheronico.
La vita all'estero è entusiasmante, ma è anche dura, schietta e difficile. Ti metti in gioco, per inseguire magari un tuo sogno. Ti butti a capofitto dentro un'altra cultura che potrebbe non piacerti, condividi parte del tuo spazio con persone che non conosci, così come non conosci quello a cui andrai incontro, potrai pianificare, potrai organizzare, ma ci sarò sempre qualcosa che devia il tuo piano, forse anche in meglio, perchè no. Però da qui a dire, "buon per te che sei a Sydney" ce ne vuole. Lo dico solo dopo poco tempo, ma ho già capito l'andazzo!
A proposito inserisco un link di un post di un'amica, a Sydney per lavoro e da più tempo di me, che affronta maggiormente queste difficoltà. E che per certi versi condivido.

http://eschiusami.blogspot.com.au/2012/02/post-cattivo-brutto-cattivo-e-sincero.html

Per il resto, as always, compagni di viaggio che se ne vanno, come Vitto in New Zealand, Alan e Djoko a Byron Bay, e altri che subentrano, il tutto condito dalle solite occhiaie che arrivano fino sotto ai ginocchi e da una piacevole sorpresa che si presenterà in questa settimana.
Qua è tutta una giostra che gira, anche se te stai fermo. Ma anche con tutte le difficoltà che ci sono, son contento di esserci salito sopra.

venerdì 10 febbraio 2012

Curiosità o normalità?

Due mesi. Mancanza di casa: zero. Certo, genitori e amici a parte, ma sinceramente con il computer e skype il mondo è davvero molto più piccolo di quello che è. 
Due mesi volati. Gli occhi si sono già abituati a percepire come normali, immensi spazi verdi cittadini, campi di rugby, cricket, basket, ippodromi e tennis court in mezzo alla città, piscine sotterranee e parchi sconfinati, il tutto sembra scontato. Ma non lo è.
Ti sembra quasi normale vivere in una Sydney dove l'età media cittadina è di 37 anni, ed è ulteriormente abbassata da i numerosi studenti/turisti. Ma non lo è.
Ti sembra quasi normale poter parlare con qualsiasi tipo di persona, in qualsiasi occasione senza rischiare di essere preso per uno strano soggetto da cui prendere le distanze. Ma, forse, non lo è.
In Sydney puoi trovare artisti di strada sovvenzionati dal governo, centri di riabilitazione come il "centro del buco" a Kings Cross dove a spese del comune i tossicodipendenti possono drogarsi a piacimento, sotto il controllo delle autorità che dovrebbero garantirne sia una diminuizione dello spaccio, sia una più certa disintossicazione. Città da i due volti. Puoi anche trovare qualche buzzurro con catene al collo, uscito da qualche film gangster con tatuato "I'm a criminal" sul petto. Visto con i miei occhi, non così per dire. Tutto il mondo è paese.
Puoi trovare quasi tutto. Tranne il sole in quest'estate balorda. Bianco come quando sono arrivato, Lunedì prossimo, effettuo il cambio di accomodation. Singola in Potts Point, bel quartiere poco sopra Kings Cross, ad un prezzo stracciato per la media cittadina. Non ho l'armadio, ma ho un balcone che da sulla strada. No problema, son nato per arrangiarmi!